IL CASO TELECOM
Carlo Buora, Emanuele Cipriani, Alberto Romagnolo, Marco Tronchetti Provera, Giuliano Tavaroli
 

22 settembre 2006
Ecco chi ha incastrato la banda dei grandi spioni
I verbali (3. segue...)
di Ettore Livini e Cristina Zagaria, da «Repubblica» del 22 settembre 2006

L'addetta al radar: "Scrivevo biglietti a mano per "schedare" le telefonate"

È un'impiegata dell'ufficio security Telecom Italia il testimone chiave che ha svelato ai pm tutti i segreti delle intrusioni nel sistema Radar, il "ventre molle" della rete Telecom in cui gli indagati si inserivano - senza lasciar tracce - per rubare tabulati e dati sensibili. A lei Adamo Bove e Tavaroli chiedevano di estrapolare fisicamente i dati dal software. "Non potendoli stampare - ha spiegato - ero costretta a riportarli prima manualmente e poi a copiarli su un pc, per poi consegnarli al responsabile". La cosa è andata avanti per un certo tempo, poi l'impiegata Telecom ha iniziato ad avere qualche perplessità. "Mi venivano fatte telefonicamente o con biglietti manoscritti richieste su utenze che risultavano poi in contatto con gente del mondo dello spettacolo, dello sport, degli enti come il Banco di Roma. Allora ho iniziato a conservare copia o originali delle richieste. Ho tenuto per mia tutela questi documenti".

"Aggiungo - ha proseguito - che i miei dubbi erano sorti perché mentre per le richieste fatte con pratica regolare si poteva ben capire il committente, ciò non accadeva per le richieste fatte telefonicamente da Bove".

Il lavoro della donna è stato certosino. Ha preso debita nota di tutte le richieste. Ha chiuso nei suoi dossier l'elenco dei lavori fatti e i risultati. Sia quelli per Tavaroli che quelli per Bove. Poi, ultimata la sua testimonianza, ha girato alla polizia giudiziaria il suo fornitissimo archivio. Un contributo fondamentale per penetrare nei segreti del sistema Radar la cui decodificazione, a quanto pare, è ancora ai primi passi.

Il "controllore: Noi della "security" interna tante spese, niente fatture"
Uno "staff manager" e un alto dirigente Telecom svelano ai magistrati il grigio mondo della Security, fatto di operazioni senza controllo, di pratiche cifrate e un'amministrazione "parallela". Armando Focaroli, persona ritenuta dalla dirigenza "competente", responsabile dell'audit interno, il 3 maggio 2005 e poi il 23 giugno svela ai pm dubbi e punti oscuri all'interno del sistema Security Telecom. Nonostante Giuliano Tavaroli abbia un budget di spesa da rispettare, nel 2004 lo supera ampiamente, ma quando secondo un meccanismo interno Focaroli tenta una verifica sulle "operazioni fuori sistema", cioè "quelle che non passano dall'ufficio acquisti" è costretto a un esame "del tutto formale" e si accontenta di spiegazioni generiche, visto che non lo mettono in condizione di vedere "nessun documento a supporto delle spese indicate". In un atto intitolato "listato di operazioni al 31.10.04" l'esperto trova la voce "(manca la misura) Sismi". Tenta di capirne di più, ma gli dicono che "si tratterebbe di una società costituita da ex agenti Sismi. Alla società sarebbero stati versati 1.884.920,30 euro. Accanto alla cifra, una nota: "vedi Polis" (la società di Cipriani).
Un'altra dipendente con il ruolo di staff manager viene ascoltata tre volte dai magistrati milanesi: negli allegati all'ordinanza, la sua deposizione corre per 39 pagine, in cui descrive volti e nomi degli uomini che aiutavano Cipriani a compilare le pratiche "Z"( le "celesti), poi inviate via fax ai committenti, una banca dati riservata richiesta da Telecom e Pirelli, e secondo la teste, "eliminata" sistematicamente. (3. fine)

 

 

Indice degli articoli

articolo del 6 aprile 2004
uffa alla Usl, arrestato direttore generale

Ischianews

 

 
 
 
 
 
 
 
 


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