IN CAMPANIA
GIULIANO

VIGILI URBANI, SOLDI E SESSO IN CAMBIO DI ABUSI EDILIZI
23 vigili urbani del comune di Giuliano
 

20 maggio 2008
Vigili di Giuliano: soldi e sesso in cambio di abusi edilizi
Il procuratore Lepore: è solo la punta dell'iceberg. Gravissime le accuse contestate: concussione, corruzione, falso e associazione a delinquere. In manette anche undici costruttori

Bufera nel Comune di Giugliano. A seguito delle indagini condotte dalla squadra mobile di Napoli e dalla Digos, numerosi arresti e perquisizioni sono stati effettuati, stamane all’alba, all’interno del corpo di polizia municipale di Giugliano. Con gravissime accuse, quali concussione, corruzione, falso in atto pubblico ed associazione a delinquere, 23 vigili urbani, alcuni dei quali in servizio nel distaccamento di Lago Patria, sul litorale domizio, sono stati arrestati dalla polizia di Stato, che ha eseguito complessivamente 39 ordinanze di custodia cautelare della Procura di Napoli. Tra i vigili urbani vi sono quattro capitani e numerosi sovrintendenti. Soldi e anche prestazioni sessuali in cambio del via libera agli abusi edilizi: un vero e proprio mercimonio di cui si erano fatti protagonisti i vigili urbani della città a nord di Napoli (la terza in Campania per numero di abitanti).
Per chiudere un occhio su un abuso edilizio, infatti, un vigile urbano del nucleo Antiabusivismo del Comune di Giugliano aveva chiesto ad una donna una prestazione sessuale. Proprio dalla denuncia della signora è partita un anno fa l'inchiesta del commissariato di Giugliano che questa mattina ha portato all’arresto di 23 appartenenti al corpo della polizia municipale. Il particolare è stato reso noto dal procuratore aggiunto Federico Cafiero De Raho che coordina l'inchiesta del pm Paolo Itri. Secondo quanto emerso dalle indagini, i vigili urbani di Giugliano applicavano un vero e proprio «tariffario» per chiudere un occhio sugli abusi: dai 500 ai 2.500 euro, a seconda delle dimensioni dell'edificio realizzato illegalmente («cimici» nelle auto di servizio hanno permesso di scoprirlo). Tra loro sarebbe stata realizzata una «cassa comune». Sono 11, invece, gli imprenditori arrestati che avrebbero beneficiato della «comprensione» dei vigili urbani corrotti.
Non è la prima volta che il comando dei vigili urbani di Giugliano finisce nella bufera. All’alba del 14 febbraio 2006, infatti, furono arrestati i vertici della polizia municipale, ovvero il maggiore comandante e un suo vice. I due ufficiali furono arrestati nell’ambito di un’inchiesta terminata con otto arresti sulla ritardata chiusura di un locale pubblico lungo il litorale domizio. Attualmente la vicenda è alla verifica dibattimentale dinanzi al tribunale di Napoli. L’attuale responsabile, nominato nel giugno successivo dall’ex sindaco Francesco Taglialatela (Pd), ha provveduto ad una riorganizzazione dei servizi.
Gli indagati nell’ambito dell’inchiesta sono complessivamente una settantina. Coinvolti anche funzionari e tre geometri dell’ufficio tecnico del Comune che sono accusati, tra l'altro, di contatti con i fratelli Francesco e Giuseppe Mallardo, esponenti della criminalità locale. Al centro delle indagini, vi sarebbero demolizioni e confische di costruzioni abusive nell'area del litorale domizio. Effettuate anche 50 perquisizioni al Comune di Giugliano, nel comando della Polizia municipale e nelle sue sedi distaccate. «Le vicende che sono emerse dalle indagini dagli agenti del commissariato di Giugliano sul presunto giro di mazzette tra i vigili urbani per coprire presunti abusi edilizi compiuti prevalentemente lungo il litorale domizio costituiscono semplicemente la punta dell’iceberg di un sistema generalizzato di corruzione», commenta il procuratore capo, Giandomenico Lepore.
Interviene con una nota Legambiente Campania, associazione sempre attenta alle problematiche di quel territorio ultramartoriato dalle discariche abusive. «Nell'impero del cemento armato, registriamo conm l'inchiesta di oggi anche il tariffario del cemento abusivo. Un nuovo capitolo si registra nel libro infinito della criminalità organizzata in Campania. Da decenni insieme agli appalti e subappalti delle opere pubbliche, l'abusivismo edilizio rappresenta uno dei principali volani economici della “Camorra spa” gestito nella nostra regione da 54 clan. Poi, gli ambientalisti, il cui neodirettore è Raffaele Del Giudice, l'«eroe» ahinoi solitario del documentario di denuncia Biutiful cauntri, fornisce un quadro della situazione: «Si stima che circa il 40% dei comuni sciolti in Campania abbia tra le motivazioni il fenomeno dilagante dell'abusivismo edilizio. Del resto il cemento abusivo rappresenta “la lavanderia” dei clan per i capitali sporchi derivanti da altre attività criminali. E l'edilizia abusiva rappresenta per i clan anche un modo per riaffermare il controllo del territorio. Il potere del cemento armato - conclude Legambiente - rappresenta il crocevia di condotte criminali, che alimentano connivenze dei pubblici poteri, condizionamenti della vita pubblica e inconfessabili rapporti con la camorra».
da Caserta Sette del 20 maggio 2008


 
 
 
 
 
 
 
 


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